L’orso è tornato a vivere sui Monti Sibillini: è questo il risultato delle indagini e delle attività di monitoraggio che hanno consentito di raccogliere, nel corso degli ultimi mesi, preziose informazioni sull’esemplare di orso bruno avvistato nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. In seguito alla segnalazione di alcune impronte osservate dagli allevatori di Visso, infatti, la presenza dell’animale è stata accertata a settembre dagli zoologi Paolo Forconi e Massimo Dell’Orso, dello Studio Faunistico Chiros.
Subito dopo tale importante scoperta, gli zoologi - che collaborano con il Parco anche in altri progetti faunistici - hanno avviato un’intensa attività di monitoraggio dell’area interessata e, in 40 giorni, hanno raccolto 25 escrementi e 26 campioni di pelo. Sono state inoltre scattate 12 foto, mediante l’uso di trappole fotografiche; una documentazione eccezionale, se si pensa che queste sono le prime foto di orso realizzate nell’Appennino Umbro Marchigiano. I campioni di pelo raccolti sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo che, attraverso le analisi del DNA, determinerà il sesso dell’animale e accerterà se si tratta di uno degli esemplari già “schedati” nell’ambito del Programma nazionale per la tutela dell’Orso.
Si ritiene che la popolazione di provenienza non possa che essere quella dell’area abruzzese-molisana-laziale, la quale - attraverso i monti della Laga e i monti Reatini, situati in continuità ecologica con i Sibillini - sostiene il pur minimo flusso di individui. Ed è proprio questo l’anello più debole di questa preziosa catena: la connettività ecologica tra i Parchi Nazionali appenninici e, in particolare, il corridoio della Valle del Tronto, interposto tra Sibillini e Laga. Questa è, infatti, l’area dove si sviluppano le vie di comunicazione e gli insediamenti esistenti. E’ possibile, quindi, che mentre i Parchi fanno del loro meglio per migliorare la qualità ambientale dei territori montani, i colli di bottiglia ecologici dei fondovalle, sempre più stretti o interrotti, rischiano di vanificarne o ridurne l’efficacia, impedendo o comunque riducendo le probabilità di formazione di una nuova popolazione umbro-marchigiana. E’ in questo senso che una forte azione di cooperazione con le amministrazioni provinciali e quella regionale risulta indispensabile per garantire la conservazione di una specie in pericolo di estinzione e particolarmente protetta sia dalla normativa nazionale che comunitaria.
Va sottolineato che il ritorno dell’orso sui Monti Sibillini risulta accertato da oltre dieci anni, anche se con bassa densità di individui e senza prove di avvenuta riproduzione. Infatti, a differenza del lupo - l’altro grande predatore dell’Appennino che non è mai scomparso dal territorio dei Sibillini - l’Orso risulta essersi estinto tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento. Da quegli anni, nessuna prova concreta ha dimostrato la sua presenza, fino agli inizi degli anni ‘90, quando, sul versante marchigiano del Monte Vettore sono state rinvenute le prime tracce. E’ stato proprio da questo periodo che il Parco ha stabilito un programma di collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia e con il coinvolgimento del Corpo Forestale dello Stato in base al quale è stato avviato un monitoraggio di diverse specie faunistiche molto importanti, tra cui proprio l’orso. Tra il 1992 e il 2003, la presenza del grande carnivoro nel Parco è stata così regolarmente accertata su entrambi i versanti dell’area protetta, anche se le osservazioni più numerose si sono registrate nella zona meridionale.
Sebbene avvistarlo sia un evento assai difficile, dato che la specie è prevalentemente notturna, sapere comunque che un orso vive indisturbato nei boschi dei Monti Sibillini o poterne osservare le tracce, aggiunge senz’altro fascino a questo territorio e costituisce un ulteriore motivo di attrazione per tutti coloro che desiderano entrare in contatto con la natura incontaminata di questo grande Parco Nazionale.
(Fonte Parco Nazionale Monti Sibillini)
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